Realizzazione di una protesi totale superiore e inferiore in un caso geriatrico

a cura di
Enrico Gerli - Odontoiatra in Opera (MI)
Dario Cattaneo - Odontotecnico in San Genisio ed Uniti (PV)

Introduzione

Il nostro articolo si propone di illustrare un caso di realizzazione di protesi totale per una paziente di 88 anni che presenta notevoli problemi di adattamento fisico e psicologico a una nuova protesi effettuata secondo metodi classici conosciuti. Per questo difficile caso, il Dott. Gerli ha lavorato in stretta collaborazione con il Sig. Cattaneo, titolare di un laboratorio odontotecnico, al fine di soddisfare le esigenze di questa paziente.

Caso clinico

La paziente trattata è una signora di 88 anni portatrice da ormai 30 anni di una protesi totale che per innumerevoli ragioni non ha mai cambiato. Probabilmente la causa più logica ed evidente è che la signora ha portato per molti anni le sue protesi e ha adattato uno stile comportamentale di masticazione che dopo tanti anni è diventato naturale.
Considerando che le protesi della signora sono completamente usurate e non presentano più i corretti valori di occlusione e gli aspetti dinamico-funzionali, decidiamo di realizzare due nuove protesi complete seguendo i classici conosciuti.

viso della paziente con le protesi vecchie

sorriso della paziente con le protesi vecchie

le protesi vecchie della paziente

A lavoro ultimato, procediamo al posizionamento delle protesi e rileviamo che la paziente al momento è soddisfatta delle prime prove di occlusione e del risultato estetico, ma dopo poche ore, accusa grosse difficoltà di masticazione e incongruenze rispetto alla sua vecchia protesi. In seguito ad un'analisi più approfondita sono emersi i seguenti problemi:

  • i denti posteriori delle nuove protesi sono troppo cuspidati rispetto all'elevato grado di abrasione di quelle precedenti (circa 8mm);
  • la paziente con le sue vecchie protesi si è abituata ad un tipo di masticazione e non riesce ad abituarsi al nuovo manufatto, anche se il rialzo del morso è stato realizzato in più fasi;
  • la posizione dei denti sia superiori che inferiori era diversa e pertanto la paziente non riesce più a eseguire determinati movimenti condilo-mandibolari che prima era abituata a fare;
  • il tessuto gengivale e quello osseo, nel corso degli anni si sono profondamente modificati, causando una notevole difficoltà di ancoraggio, soprattutto per la protesi inferiore. Ciò a causato nel corso dei 30 anni un'abitudine ad una maggior mobilità in bocca della protesi e un'abitudine a masticare del tutto personale. La nuova protesi inferiore, progettata tenendo conto anche del più piccolo appiglio, genera, nel corso di pochi giorni, l'impossibilità a macinare e sminuzzare il cibo, a causa della comparsa di ulcerazioni a livello gengivale.

viso della paziente con le protesi nuove


sorriso della paziente con le protesi nuove

e protesi nuove della paziente, realizzate secondo i metodi classici conosciuti

In seguito ad innumerevoli tentativi di ribassature, alla sostituzione dei denti e a tempi di attesa e adattamento per abituare la bocca alla nuova protesi, la paziente ha espresso il vivo desiderio di avere due protesi nuove identiche a quelle vecchie esistenti.
In poche parole le protesi dovevano essere identiche a quelle originali, ma costruite con materiali nuovi.
Pertanto si decide di realizzare la copia delle suddette protesi realizzandole in parte direttamente nello studio dentistico e in parte in collaborazione con il laboratorio odontotecnico.

Procedimento di duplicazione

Il procedimento è stato realizzato direttamente nello studio dentistico utilizzando la speciale muffola MDP e come materiale di duplicazione dell'alginato a presa lenta.
Il procedimento è il seguente:

  1. Si posiziona nella base inferiore della muffola l'alginato impastato con il 25% circa di acqua in meno, in modo da rallentarne la presa ed avere un impasto più rigido. Si posiziona la vecchia protesi dalla parte dentata e ad indurimento avvenuto dell'alginato, con un bisturi appoggiato al bordo della muffola si recidono le eccedenze di impasto, si isola l'alginato con un pò di vaselina in pasta e si attende il completo indurimento.

  2. A questo punto si impasta nuovamente dell'alginato nelle proporzioni sopra descritte, si riempie il controstampo della muffola MDP con lo stesso e dopo averne posizionato un pò anche sulla protesi, si procede alla chiusura della muffola con le apposite viti in dotazione. Essendo autocentrante, essa permette di ottenere l'esatta posizione e chiudendola l'alginato in eccedenza fuoriesce dai fori posti nella parte superiore della stessa.

  3. Ad alginato indurito, si apre la muffola e si toglie la protesi, la quale viene immediatamente consegnata al paziente.

  4. Si procede all'invio della muffola, con le impronte delle protesi così ottenute, direttamente al laboratorio che provvederà in brevissimo tempo alla realizzazione delle protesi.
    Note: per quanto riguarda la realizzazione e le fasi di laboratorio per lo sviluppo del duplicato della protesi, vedasi l'articolo "Nuovi orientamenti nella costruzione di protesi mobili" - Dario Cattaneo - Ad Labor n°3 - settembre 96 e videocassetta muffola MDP.

posizionamento della protesi nella muffola MDP

riempimento con alginato del controstampo

chiusura della muffola MDP

visione delle parti a contatto con le mucose duplicate con alginato

visione dell'arcata dentale duplicata con alginato

Considerazioni sui materiali utilizzati

È ovvio che l'impronta in alginato non presenta le stesse caratteristiche di stabilità e mucosità del silicone, però consente nell'immediato (15-20 minuti) di realizzare un duplicato da poter inviare al laboratorio senza dover lasciare il paziente sprovvisto di protesi per alcuni giorni.
In ogni caso si consiglia, dopo aver ricevuto il duplicato della protesi, di ribassarla con dei materiali di impronta tipo Permlastic oppure con Viscogel, Hydrocast o Dinabase e inviare la protesi nuovamente al laboratorio per una nuova ribassatura, che in questo caso risulterà ancora più precisa.
È possibile anche ribassare la protesi direttamente in bocca al paziente con una resina a freddo.
È comunque opportuno sottolineare che le resine acriliche autopolimerizzanti, di tipo sia rigido che morbido, qualora rilasciassero forti dosi di monomero, potrebbero risultare tossiche per i tessuti a contatto.
Nel caso specifico della paziente abbiamo preferito, per dare maggior stabilità dinamico-funzionale della protesi e per evitare qualsiasi reazione tossica, di utilizzare il Dinabase, che dopo 7 giorni è stato sostituito con della resina.
Nota: vedasi l'articolo "Tecnica di impronta in protesi mobile completa con un nuovo materiale monocomponente" - G. Medici e D. Cattaneo - Ad Studio

viso della paziente con le protesi duplicate


sorriso della paziente con le protesi duplicate

le protesi duplicate con il sistema MDP

Conclusioni

La paziente dopo il trattamento di riabilitazione protesica si è sentita pienamente soddisfatta in quanto ha riavuto il sorriso precedente con nuove protesi, non ha subito variazioni di fonazione e soprattutto ha riacquistato le sensazioni e abitudini dei movimenti condilo-mandibolari precedenti, raggiungendo un buon risultato funzionale ed estetico, rispettando l'integrità del complesso masticatorio e dei tessuti sottostanti

Bibliografia

  1. D. Cattaneo: Nuovi orientamenti nella costruzione di protesi mobili. Ad Labor, 5, 3: 25-33, 1996
  2. G. Medici, D. Cattaneo: Tecnica di impronta in protesi mobile completa con un nuovo materiale monocomponente, Ad Studio, 4, 2: 3-9, 1995
  3. H. Brauer: Protesica geriatrica. La quintessenza Odontotecnica.
  4. D. Massironi: Condizionamento mucoso in protesi mobile post estrattiva e post-implantare: utilizzo di un materiale innovativo, Ad Studio, 5, 1: 3-9, 1996

A chi volesse vedere il corretto uso del sistema MDP si consiglia la videocassetta MDP prodotta da Apex Dental.

Un particolare ringraziamento alla paziente, la signora L. Casiraghi, che ci ha consentito di discutere del suo caso e di pubblicare le fotografie.

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